Diagnostica per immagini
Alberto Zerbi
IX Congresso Internazionale S.I.R.E.R. “Il rachide lombare”
Cappella Ducale di Palazzo Farnese - Piacenza 30 settembre - 2 ottobre 2004
La valutazione della entità di una deviazione della colonna sul piano sagittale si basa principalmente
sull’esame radiografico tradizionale eseguito con tecnica teleradiografica, in ortostatismo. La tecnica è
nota e ormai utilizzata e ben codificata da decenni.
Nella IX edizione del 1973 di “Positioning in Radiology” K.C. Clark raccomandava l’uso di cassette con
griglia fissa di 120cm per 40cm e l’uso di accorgimenti per riuscire ad ottenere su un unico
radiogramma una soddisfacente esposizione di organi di così differente spessore e densità quale la
colonna lombare e quella dorsale.
Ancora oggi la tecnica radiologica si avvale di filtri di compensazione delle densità e di griglie
antidiffusione a distanza focale adeguata; negli ultimi venti anni, l’avvento di schermi di rinforzo a
sensibilità differenziata e di pellicole particolarmente sensibili ha consentito di ottenere una
significativa riduzione della dose assorbita dal giovane paziente, destinato ad effettuare numerose
radiografie.
L’utilizzo delle tecniche di Computing Radiography (CR) o di Direct Radiography (DR) trova ancora oggi
importanti limitazioni per la impossibilità di eseguire l’indagine con unica esposizione. Solamente
un’azienda ha messo a punto un sistema efficiente di ripresa radiografica con CR su grande formato,
mentre , in genere, ci si affida a ricostruzioni elettroniche delle immagini, con risultati non sempre
attendibili.
L’esame, comunque, deve essere eseguito con tecnica rigorosa: il paziente sarà in posizione ortostatica
indifferente, con capo esteso (mandibola orizzontale), il fianco sinistro appoggiato alla cassetta, le
braccia in avanti, appoggiate ad un sostegno sostegno per non creare squilibrio alla colonna.
L’uso di un’accurata diaframmatura del fascio radiante è fondamentale per ridurre la dose di
esposizione: il campo di vista sarà dal mento a tre dita sotto la cresta iliaca, in modo da comprendere le
ultime vertebre cervicali ed il passaggio lombosacrale; ulteriori esposizioni, oltre che dannose, sono
inutili.
È sempre opportuno l’uso di grembiule in piombo di protezione delle gonadi.
Sul radiogramma correttamente esposto, sarà possibile valutare l’entità delle curve sagittali dorsali e
lombari, la conformazione delle vertebre e la situazione del passaggio lombosacrale.
I controlli postoperatori o con apparecchio gessato o corsetti, andranno effettuati con le medesime
precauzioni e protocollo. Se è necessario effettuare controlli con paziente allettato, sarà opportuno
eseguire l’esame a paziente supino, con tubo radiogeno e cassetta opportunamente orientati per ottenere
una proiezione laterale della colonna.
È possibile effettuare prove funzionali della colonna sul piano sagittale, per la valutazione della
plasticità del gibbo dorsale. A paziente in decubito supino viene effettuata una radiografia in proiezione
laterale. La stessa viene ripetuta ponendo un cuscino radiotrasparente in corrispondenza della zona di
massima cifosi dorsale. Il confronto dei valori angolari misurati sulle due radiografie, indica il grado di
plasticità della curva.
La RM può trovare indicazione nello studio dei rapporti del contenuto endospecale con il canale
vertebrale nelle gravi deviazioni assiali della colonna, per una accurata pianificazione preoperatoria,
mentre la TC trova indicazione solamente nella valutazione precisa della posizione dei vari elementi dei
fissatori interni utilizzati per la stabilizzazione di artrodesi vertebrali.
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