Lombalgia
La lombalgia è un sintomo, indica infatti la presenza di dolore in sede lombare, non precisa né la causa
né il danno a carico delle strutture coinvolte.
Dal 60% all’80% della popolazione in qualche momento della propria vita è colpito da lombalgia.
È la causa più frequente di disabilità sotto i 45 anni (Bigos) ed il 60% della popolazione intervistata
afferma di avere avuto un episodio di dolore il mese precedente (Nachemson)
Fra i fattori di rischio si annoverano:
Fattori costituzionali:
- fragilità discale genetica
- età (maggior rischio fra i 25-55 anni)
Fattori occupazionali:
- posizione seduta o eretta protratta
- lo spostamento prolungato di carichi, le vibrazioni
Stile di vita:
- fumo, pratica di sport che comportano microtraumi ripetuti a carico del tronco, o rotazionie
flesso-estensioni ripetute.
Fattori psicosociali:
- disagio personale o professionale, vantaggi economici connessi alla lombalgia
Cause:
La lombalgia riconosce spesso cause multiple che interagiscono e creano una peculiarità specifica in ogni paziente.
Esistono pertanto “le lombalgie” di cui riconosciamo la causa prevalente ai fini di un’approccio
terapeutico.
Distinguiamo:
La lombalgia spondilogenica in cui il dolore origina dalla colonna e dalle strutture molli associate.
In questo caso il dolore può essere conseguente a:
- degenerazione del disco, delle componenti molli associate, degenerazione delle faccette
- spondilolisi e spondilolistesi
- tumori primitivi o secondari
Lombalgia neurogena si associa una componente neurologica, più spesso una sofferenza radicolare.
Le cause più frequenti sono:
- patologie compressive dell’osso, da fatti degenerativi, sulle radici o per la presenza di fatti
secondari.
Lombalgia viscerale da patologie dei visceri (es .reni o dei visceri pelvici)
Lombalgia vascolare es. aneurisma dell’aorta
Evoluzione
Il 90% delle lombalgie migliora spontaneamente.
Lo specialista valuta il paziente lombalgico in:
- presenza di segni radicolari
- dolore lombare associato ad altri disturbi (di altra origine es viscerale)
- in caso di persistenza del dolore dopo 4 settimane
Terapia
L’approccio terapeutico del paziente lombalgico dipende dalla classificazione temporale della lombalgia
(linee guida Canadesi):
acuta ( meno di 7 giorni dall’insorgenza del dolore) il paziente nella maggior parte dei casi guarisce
spontaneamente, è inutile pertanto una medicalizzazione;
subacuta (7 giorni –7 settimane) è la fase in cui si gioca il futuro della lombalgia e l’intervento
terapeutico è finalizzato ad evitare che cronicizzi.
Pertanto un lavoro attivo con ripristino dei corretti automatismi statico dinamici attraverso la ripresa
precoce e progressiva del movimento è da tutti riconosciuto essere efficace al fine del più rapido
recupero della funzione.
Lavoro posturale con presa di consapevolezza del proprio problema ed adattamento delle posizioni di
lavoro, delle attività di vita quotidiana e del gesto sportivo per prevenire le recidive interferendo sulla
causa prevalente del dolore e sui fattori di rischio.
Il terapista valuta l’efficacia del trattamento attraverso strumenti di verifica quali questionari che
indagano sulla ripresa dell’attività quotidiana, sul dolore etc.
* Nel lombalgico cronico, in cui non c’è corrispondenza fra gravità della sintomatologia e dati clinici e
strumentali, dove spesso si innesca un malinteso fra il medico che pensa “non ha niente” ed il paziente
che invece ritiene di non essere stato “capito”, dove l’approccio organicistico è fallimentare, occorre dare
sicurezza al paziente, motivarlo, reintegrarlo nella propria attività, e soprattutto rassicurare il paziente
che il TEMPO giocherà a favore.
Trattamento ortesico
Indicato là dove i trattamenti classici hanno fallito, dove l’indicazione chirurgica all’artrodesi cadrebbe
in un contesto psicologico complesso che renderebbe discutibili le probabilità di successo, si colloca il
“trattamento conservativo” che prevede l’utilizzo di un’ortesi polietilene bivalve che:
• scarica il disco di circa il 30%
• mette a riposo la colonna lombare
• stabilizza la colonna vertebrale
• obbliga il paziente ad assumere posizioni ergonomiche
• consente soprattutto la ripresa di un’attività fisica
• consente, come ortesi dinamica, di far lavorare attivamente in allungamento la muscolatura del
tronco
• mette il terapista nella condizione di lavorare con maggiore“sicurezza” perchè il rachide è protetto.

Nella nostra esperienza, tale trattamento, nel momento in cui il paziente sceglie di “investire ” sulla
propria colonna (sia in termini economici che di impegno personale) è ancora in fase di valutazione
statistica, ma ci sembra dia risultati incoraggianti.
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