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Apporto delle indagini elettrofisiologiche alle patologie del rachide
Autore: Dr. Enrico Alfonsi
Data:

Apporto delle indagini elettrofisiologiche alle patologie del

rachide

 

Dr. Enrico Alfonsi

 

IX Congresso Internazionale S.I.R.E.R. “Il rachide lombare”

Cappella Ducale di Palazzo Farnese - Piacenza 30 settembre - 2 ottobre 2004

 

Le metodiche elettrofisiologiche rappresentano attualmente uno dei mezzi diagnostici più utilizzati

nello studio delle patologie del rachide che coinvolgono sia le radici spinali sia il midollo spinale.

 

Le radicolopatie rappresentano una delle più comuni patologi afferenti ai laboratori di EMG. Anche con

l’avvento di tecniche strumentali neuroradiologiche sofisticate come la TC e la RMN l’elettromiografia

continua ad avere un ruolo estremamente importante fra le metodiche di valutazione di tali quadri

clinici. Spesso particolari forme di sofferenza radicolare di origine infettiva, infiltrativa, demielinizzante

o da lesione infartuale vascolo-nervosa non sono documentabili con le indagini neuroradiologiche ma

solo, indirettamente, con l’EMG. Se poi le indagini neuroradiologiche sono in grado di visualizzare le

alterazioni morfologiche che coinvolgono le radici ed il midollo, il danno funzionale è valutabile con

l’EMG. Tuttavia è necessario conoscere anche i limiti della metodica in questione nella valutazione delle

radicolopatie che spesso possono essere presenti e non risultare rilevabili dall’ indagine EMG; ciò è

dovuto sia ai tempi dell’esame rispetto all’esordio dei sintomi sia al tipo di fibre coinvolte dalla

sofferenza radicolare: se sono coinvolte solo fibre sensitive il quadro EMG risulterà per lo più negativo,

sia, infine, al tipo di danno della radice: se il danno funzionale non comporta un’alterazione della

conduzione delle fibre nervose mieliniche di grosso e medio calibro, ma solo delle fibre nocicettive di

piccolo calibro il quadro elettrofisiologico risulterà negativo e si assocerà al un quadro clinico

essenzialmente di tipo doloroso( forme radicolari irritative).

 

L’esame EMG deve essere impostato seguendo rigidamente le indicazioni dell’esame clinico, in quanto

può fornirci informazioni utili a confermare o meno il sospetto clinico ed a quantificare il danno

funzionale. Nel primo caso l’indagine EMG comporta la possibilità di valutare diagnosi differenziali

spesso molto complicate come con plessopatie o con alcune neuropatie da compressione; queste ultime

talora associate al quadro radicolopatico.

 

L’indagine elettrofisiologia convenzionale si basa su due metodologie convenzionali:

 

  • lo studio delle conduzione nervose periferiche o elettroneurografia,

 

  • lo studio elettromiografico mediante ago-elettrodo coassiale.

 

Indagini elettroneurografiche

 

Nei pazienti con radicolopatia lo studio della conduzione nervosa mostra normali valori delle velocità di

conduzione sia motorie sia sensitive. Sebbene alcune anomalie motorie sono osservate talvolta nelle

radicolopatie, la ragione più importante per eseguire studi della conduzione è quella di escludere altre

condizioni che possano assomigliare alle radicolopatie, quali, ad esempio, le neuropatie da

intrappolamento nervoso e le plessopatie.Il caso di sofferenza all’arto superiore, lesioni del nervo ulnare

al gomito e del nervo mediano al polso( sindrome del tunnel carpale) possono in tal modo essere escluse.

Sia la neuropatia ulnare sia la radicolopatia C8 possono entrambe presentare dolore all’arto con

associazione di parestesie o ipoestesia al V e IV dito della mano.

 

Analogamente, dolore al braccio con parestesie che coinvolgono pollice, indice e medio, possono essere

osservate nelle radicolopatie C6/C7 e nella sindrome del tunnel carpale.

 

Nel caso di sintomi localizzati all’arto inferiore sia la neuropatia del nervo peroneo sia la radicolopatia

L5 possono presentarsi con dolore alla gamba accompagnato da deficit dei dorsiflessori del piede e delle

dita e da parestesie localizzate al dorso del piede ed al margine laterale del polpaccio. Nei casi più

severi, la diagnosi differenziale clinica fra una radicolopatia ed un’entrapment è usualmente facile. Nei

casi lievi ed iniziali, tuttavia, tale distinzione è spesso molto difficile e la conduzione nervosa è utile nel

dimostrare o escludere una sofferenza focale da compressione.

 

In base ai meccanismi fisiopatologici ed al livello della lesione nelle radicolopatie possono essere

osservate alterazioni sia nella conduzione nervosa motoria sia nelle risposte F . Se la lesione è

preminentemente demielinizzante gli assoni motori studiati rimangono intatti. In questo caso, ciascuno

studio motorio stimolando e registrando distalmente mostreranno una latenza distale, una velocità di

conduzione ed un’ampiezza dei CMAP nella norma. La solo anomalia possibile potrà essere la latenza

minima dell’onda F poiché tale onda esplora i tratti distali e prossimali dei nervi motori.; anomalie della

latenza dell’onda F suggerisce pertanto la presenza di una lesione prossimale in assenza di alterazioni

della conduzione motoria per gli altri parametri esaminati.

 

All’arto superiore l’onda F è esplorata routinariamente a livello dei nervi mediano ed ulnare ; tali nervi

sono innervati preminentemente dalle radici C8 e T1. Tuttavia queste radici sono coinvolte raramente

da radicolopatie compressive. I siti più comunemente interessati dalle radicolopatie compressive : C5,

C6 e C7, territori coinvolti più comunemente da patologie disco-artrosiche, non comportano un

interessamento della conduzione dell’onda F dei nervi mediano ed ulnare.

 

La situazione è diversa se si esplora l’arto inferiore. I muscoli registrati distalmente a livello dei nervi

peroneo e tibiale ( estensore breve delle dita ed abduttore dell’alluce) sono innervati dalle radici L5-

S1/S2, che sono spesso interessate dalla compressione radicolare. Pertanto nelle radicolopatie L5-S1 le

risposte F dei nervi tibiale e peroneo possono essere prolungate specialmente se confrontate con l’arto

controlaterale.

 

Il riflesso H è anch’esso occasionalmente utile nelle radicolopatie localizzate all’arto inferiore.Il riflesso

H registrato dal muscolo soleo può essere usato per valutare solo una possibile radicolopatia S1 ed è più

utile quando il lato sintomatico è confrontato con quello asintomatico. Tale riflesso rappresenta in

corretto elettrofisiologico del riflesso achilleo; pertanto esso può essere ritardato o assente in ogni

lesione che riduce il riflesso achilleo comprese le polinevriti, la lesione del nervo sciatico, la plessopatia

lombosacrale, la radicolopatia S1. Sfortunatamente, la combinazione di una conduzione motoria distale

normale con un riflesso H rallentata non può permetterci di differenziare una radicolopatia da una

plessopatia ma può, comunque suggerire che la lesione nervosa è prossimale.

 

Se i meccanismi fisiopatologici della compressione radicolare determinano una perdita di assoni motori

in tal caso le anomalie correlate a tale disturbo possono essere osservate dallo studio della conduzione

nervosa motoria. Anche in tal caso tuttavia, le anomalie sono osservabili solo se la compressine

radicolare interessa il nervo esplorato. L’assonopatia determina frequentemente una riduzione

dell’ampiezza del CMAP con, solo raramente, un lieve rallentamento della velocità di conduzione ed un

lieve allungamento della latenza distale, specialmente se sono coinvolte le fibre nervose di maggior

calibro. I più frequenti riscontri in tali condizioni sono quelli di una riduzione dell’ampiezza dei CMAP,

soprattutto se confrontata con i valori ottenuti dallo stesso nervo controlateralmente.

 

I lievi rallentamenti della velocità di conduzione eventualmente rilevabili ed il lieve allungamento dalla

latenza distale non dovrebbero tuttavia mai oltrepassare i valori propri del range da demielinizzazione

delle fibre nervose.

 

Gli studi della conduzione sensitiva rappresentano la parte più importante nella valutazione delle

radicolopatie. Il potenziale d’azione sensitivo ( SNAP o SAP) rimane normale e nelle lesioni prossimali

al ganglio spinale dorsale. Quasi tutte le radicolopatie, incluse quelle da ernia del disco e da spondilosi

comportano un danno radicolare prossimale all’origine del ganglio della radice dorsale. Al contrario,

lesioni distali al ganglio della radice dorsale determinano una riduzione dell’ampiezza del SAP se

associata a perdita assonale. Pertanto lesioni del plesso e del nervo periferico di nervi sia distali sia

prossimali sono associate con SAP di ridotta ampiezza, mentre lesioni delle radici nervose mostrano

SAP di normale ampiezza.. Pertanto la normalità di ampiezza del SAP in presenza di un quadro clinico

di deficit sensitivo di tipo periferico ci consente di definire con sufficiente approssimazione se la lesione

è prossimale al ganglio della radice dorsale ; sebbene vi siano casi come quelli di una lesione

demielinizzante prossimale in cui, anche distalmente al ganglio della radice dorsale, l’ampiezza del SAP

risulterà nella norma.

 

Esame Elettromiografico

 

La strategia dell’esame EMG nelle radicolopatie è relativamente semplice: vengono studiati i muscoli

distali, quelli prossimali ed i muscoli paraspinali del lato affetto, cercando le anomalie in ciascuno dei

singoli miotomi esplorabili. In tal modo è possibile valutare se l’estensione della sofferenza neurogena

rilevabile con tale indagine di estenda oltre la distribuzione di un nervo periferico e sia limitata a quella

di una o più radici spinali.. È pertanto importante escludere una mononeuropatia, una polineuropatia o

processi più diffusi che possano giustificare segni e sintomi clinici.

 

Esistono pertanto una serie di regole da seguire nell’intraprendere uno studio EMG di sospetta

radicolopatia:

 

  • Devono essere valutati i muscoli di uno stesso miotomo ma appartenenti a differenti nervi per

escludere una mononeuropatia.

 

  • Dovrebbero essere esaminati muscoli distali e prossimali appartenenti agli stessi miotomi per

escludere una differenza significativa nelle anomalie (un gradiente della sofferenza neurogena)

fra sede distale e prossimale come avviene per lo più nelle polineuropatie.

 

  • I muscoli paraspinali dovrebbero essere sempre esaminati .Il muscoli paraspinale è innervato

dal ramo dorsale che nasce direttamente dai nervi spinali. Le anomalie neuropatiche in questi

muscoli quasi sempre implicano una lesiona livello o prossimamente alla radice nervosa. Oltre

alla normalità della conduzione nervosa sensitiva, le anomalie neurogene dei muscoli

paraspinali differenziano in modo definitivo una radicolopatia da una plessopatia.

 

Esistono una serie di limiti tecnici e neurofisiologici nella sensibilità diagnostica dell’indagine

elettromiografica per lo studio delle radicolopatie:

 

1) Se la lesione è acuta l’esame EMG è facilmente normale, a prescindere dalla gravità del quadro

clinico: nelle prime 2 settimane i segni EMG di sofferenza neurogena ( attività da denervazione

a risposo e segni di reinnervazione collaterale ) non sono presenti

 

2) Se la radicoloppatia è puramente demialinizzate, il quadro EMG sarà normale

 

3) Se è presente un’alterazione solo sensitiva da compressione delle fibre radicolari posteriori lo

studio elettromiografico è in genere nella norma

 

4) È possibile un danno disomogeneo dal punto di vista quantitativo all’interno del miomero della

radice compressa per la possibilità di una compromissione parziale dell fibre nervose radicolari

 

5) I muscoli paraspinali possono essere normali anche in caso di sofferenza radicolare . È un evento

raro ma può accadere sia perché sono stati risparmiati gli assono motori che formano il ramo

dorsale della radice sia per un errore nella selezione de muscolo da analizzare.

 

6) La documentazione di una sofferenza neurogena a livello dei muscoli paraspinali è utile per

identificare una radicolopatia ma non per stabilire il livello segmentale della lesione radicolare :

Vi è un’innervazione pluri-radicolare ( radici superiori ed inferiori al metamero considerato,

specie nei fasci muscolari più superficiali) a livello dei singoli muscoli paraspinali

 

7) I segni elettrofisiologici di denervazione possono persistere nei muscoli paraspinali dopo

l’intervento chirurgico anche se eseguito con successo: possibile conseguenza dell’incisione sulla

muscolatura paravertebrale ( mai eseguire un’indagine EMG sui muscoli paravertebrali che

hanno subito un’ intervento chirurgico)

 

8) È possibile che solo i muscoli ditsali di un miomero e non quelli paravertebrali siano interessati

in una radicolopatia . Ciò avviene in particolare quando vi è un a cronicizzazione del quadro

clinico: Ciò e dovuto a fenomeni di reinnervazione in atto che possono facilmente interessare

prima la muscolatura più prossimale del miotomo interessato e poi quella distale.

 

9) Molto frequentemente i segni elettromiografici non sono evidenziabili nelle sindromi da canale

stretto lombosacrale o cervicale . Poiché la compressione radicolare è intermittente e legata a

particolari posture assunte dal paziente ( “claudicatio neurogena”) il quadro elettrofisiologico è

spesso nella norma.

 

10) La presenza di fibrillazione o altri segni di denervazione a livello dei muscoli paraspinali non

implica necessariamente la presenza di una radicolopatia. Infatti molte altre patologie possono

determinare tali aspetti elettromiografici . Fra queste ricordiamo le miopatie prossimali con

infiammazione e necrosi ( polimiosite), le malattie dei motoneuroni, il botulismo e le

polineuropatie che interessano i rami dorsali delle radici spinali ( S. di GBS i polinevrite/

poliradicolite diabetica)

 

11) Nella vecchiaia non è possibile differenziare una polineuropatia distale cronica da una

radicolopatia cronica lieve, distale e bilaterale che coinvolga i metameri L5/S1. È infatti

necessario considerare le seguenti modificazioni parafisiologiche dei nervi periferici legate

all’invecchiamento:

 

a) L’ampiezza dei SAP dei nervi surale e peroneo superficiale è appena ai limiti inferiori della norma

 

b) Le ampiezze dei CMAP dei nervi peroneo e tibiale sono lievemente ridotte e tali nervi presentano un

lieve rallentamento della conduzione

 

c) Le latenza delle risposte F e del riflesso H dei nervi peroneo e tibiale sono lievemente allungate

 

d) Le variazioni legate a fenomeni di denervazione e reinnervazione sono presenti nei muscoli degli arti

inferiori

 

e) La conduzione nervosa ed i segni elettromiografici sono invece normali a livello degli arti superiori

In Conclusione, quanto emerge da questa rapida revisione indica che lo studio elettrofisiologico è solo un

corollario, sebbene fondamentale, alla valutazione clinica. L’impressione finale non deve mai basarsi su

un unico segno elettrofisiologico ma piuttosto sulla combinazione degli aspetti elettrofisiologici derivanti

dalle indagini elettromiografiche ed elettroneurografiche unite alle impressioni derivanti dall’esame

clinico.

 

Bibliografia

 

Geckle DS, Hlavin ML. Spondylosis and Disc Disease. In MA Samuels, S. Feske ( eds), Office Practice of Neurology, New York: Churchill Livingstone, 1995

 

Wilbourn AJ Radiculopathies. In WF Brown, CF Bolton ( eds), Cljical Elecromyography (( 2nd ed.)

Boston: Butterwoth, 1993